Donne di Calabria: dalla storia alla fiction

Data di pubblicazione
28 Luglio 2021

Pubblichiamo qui di seguito l’articolo del direttore Franco Schipani pubblicato il 27 luglio 2021 sul Quotidiano del Sud – L’altravoce dell’Italia:

Il primo progetto della Fondazione Calabria Film Commission diretta da Giovanni Minoli sta per concludersi. Ideare e produrre: questo è il tema del nuovo corso.

“A Lamezia Terme stiamo per iniziare a costruire gli studi televisivi e cinematografici, con l’aiuto dell’Europa e della Regione Calabria presieduta da Nino Spirlì. Un nuovo polo di produzione che può diventare un asset strategico per tutto il Sud”, dice Giovanni Minoli, “intanto con Donne di Calabria raccontiamo il territorio calabrese legandolo ai personaggi. Una produzione local-global grazie alla distribuzione del Canale Rai in Inglese”.

La produzione di queste prime sei docu-fiction è stata affidata alla Anele Production di Gloria Giorgianni, che ha già al suo attivo il successo di “Illuminate”. Sono storie di donne calabresi all’apparenza normali, ma che hanno invece una forte valenza umana e di identità territoriale. Raccontare, insomma, il territorio con storie che vengono dal territorio stesso.

“È un racconto al femminile tra realtà e memoria che mostra le caratteristiche distintive di modernità di queste donne e di questa terra”, dice Gloria Giorgianni, “una sfida originale che può diventare un modello di produzione anche per altri luoghi”.

Le storie di “Donne di Calabria” sono quelle di Adele Cambria (Eleonora Giovanardi), giornalista intellettuale femminista, Rita Pisano (Rocío Muñoz Morales) , inflessibile comunista paladina delle lotte contro le ingiustizie sociali, Giuditta Levato (Camilla Tagliaferri), prima vittima della lotta al latifondo, Jole Giugni Lattari (Margareth Madè), prima eletta nelle liste del Movimento Sociale Italiano, Caterina Tufarelli (Tea Falco) , prima sindaca in Italia, Clelia Romano Pellicano (Marianna Fontana), giornalista e scrittrice.

Raccontate nei posti stupendi di questa terra che non molti, fuori dai suoi confini, conoscono.
Come il Mulino Spagnolo, che si trova ad un paio di chilometri sulla strada dopo il bivio di Calalandrusa, tra Santa Caterina dello Jonio Marina e Guardavalle Marina.
È dall’800 che se ne sta su una splendida collina a guardare l’azzurro del mare. Da molti anni oramai Antonio Galati ed i suoi fratelli se ne prendono cura con amore e dedizione, tra frutteti, orti e vasche di richiamo dell’acqua della masseria.
La crew di Anele si innamora subito della location, dove Camilla Tagliaferri interpreterà alcune scene di Giuditta Levato, uccisa a Calabricata di Albi, oggi Sellia, sulle terre espropriate al barone latifondista Pietro Mazza in forza del decreto Sulle Terre Incolte voluto dal ministro calabrese Fausto Gallo nel 1944.

“Guarda questo splendido campo di grano”, dicono il regista ed il direttore della fotografia quasi all’unisono, “è perfetto per girarci la scena finale !”.

Ma c’è un problema. Le riprese sono fissate per il 18 e 19 luglio. Antonio ed i suoi fratelli devono fare la trebbiatura entro il 7, per non rischiare di perdere il raccolto. Peccato. Invece no, perché decidono di rischiare, e lasciano un pezzo di collina a disposizione.

“Non vi preoccupate”, dicono, “appena finite di girare andiamo su con i trattori, tanto in estate si vede fino a tardi”, come se fosse la cosa più naturale del mondo!

Quando Giovanni Minoli diceva che aveva bisogno della Calabria e dei calabresi per realizzare il Progetto Calabria Film Commission, intendeva proprio questo.

Donne, e quasi tutte calabresi, le sceneggiatrici: Giulia Zanfino, Esmeralda Calabria, Celeste Costantino ed Angelica Artemisia Pedatella.
Sono entrate nelle Storie in punta di piedi, quasi per il timore di disturbare i ricordi di chi queste donne le ha conosciute: parenti, amici, compagni di partito, collaboratori, un anziano prete di paese. Invece, senza diffidenza, nel piacere proprio di ricordarle, le hanno aperto le loro case, tirato fuori dalle cantine ritagli di giornali, vecchi album di foto in bianco e nero. E poi lettere autografate, filmati Super 8 e VHS, oggetti e reperti che conservano come le loro cose più care.
Hanno dato anche una grossa mano le autorità, coordinate dal project manager Giampaolo Calabrese e dal direttore artistico Gianvito Casadonte, che hanno coinvolto i sindaci di Casali del Manco, Spezzano Sila, Cosenza, Reggio Calabria, San Sosti, Altomonte, Sellia, Scilla, Crotone, Gioiosa Jonica, San Giovanni in Fiore e le Polizie Municipali. E poi la Direzione del Parco della Sila e quella del Pollino, Il Santuario Basilica della Madonna del Pettoruto, il Museo Archeologico di Crotone ed il suo Comune.

“È importante che le nostre produzioni ed i progetti che sosteniamo con i bandi della Fondazione coinvolgano quanto più possibile personale tecnico ed artistico calabrese”, dice Giovanni Minoli, “in Calabria abbiamo delle professionalità di altissimo

livello in tutti i settori, che meritano di avere opportunità di lavorare nella loro terra. E tante altre ancora devono essere formate. Se sono emigrati, facciamoli ritornare per aiutarci a sviluppare il nuovo corso della Film Commission”.

All’appello hanno risposto con entusiasmo i registi calabresi Enzo Russo, Mario Vitale, Domenico Modaferri, Saverio Tavano, coordinati dalla loro collega Maria Tilli.

“Donne di Calabria” è una produzione tutta italiana, con molta Calabria dentro. Contemporanea, realizzata su un territorio vittima di stereotipi e preconcetti.

“Non vogliamo trasmettere folklore, ma identità”, dice Gloria Giorgianni, “è un approccio culturale e politico diverso. Un segnale di vitalità, anche in termini di crescita e prospettiva industriale”.

Ed il palcoscenico delle bellezze della Calabria farà il resto.