Calabria, la terra promessa d’Italia

Data di pubblicazione
13 Ottobre 2021

di Roberto Napoletano

[Articolo pubblicato oggi su “Il Quotidiano del Sud – l’Altravoce dell’Italia”]

Ho fatto un sogno. L’ultima regione d’Europa che è la Calabria diventa la prima per tasso di crescita in Italia che fa, a sua volta, tassi di crescita da miracolo economico. Non c’è nessuna regione europea dove i suoi giovani hanno così poche opportunità di lavoro come la Calabria. Si passa nel 2020, fonte Eurostat, da un tasso di impiego medio europeo entro tre anni dalla laurea dell’81,5% al corrispondente 37,2% della Calabria. Un dato addirittura più basso dell’imbarazzante 38,6% del 2019. Ultima posizione assoluta. A ciò occorre aggiungere tassi di spopolamento impressionanti destinati

a peggiorare ancora perché è in aumento il numero dei pensionati calabresi che abbandonano i mari e i monti più belli del mondo per andare a svernare in Portogallo o a Dubai dove le loro pensioni raddoppiano a causa delle esenzioni fiscali e contributive. Più o meno le stesse già in vigore in Italia per i Comuni del Sud sotto i ventimila abitanti, ma il mondo non sceglie il nostro Mezzogiorno per svernare perché il livello di infrastrutture e di servizi sociali è ritenuto non adeguato e così noi perdiamo la possibilità di trasformare il turismo stagionale in turismo stanziale.
Che senso ha fare un Piano nazionale di ripresa e di resilienza che vuole riunire le due Italie se non si riparte da qui? Che senso ha non mettere al primo posto assoluto l’investimento in capitale umano in Calabria? Perché non partire da qui, da queste terre, con l’alta velocità ferroviaria Salerno-Reggio Calabria, con la banda larga ultra veloce, con la sanità e con la spesa sociale?

Questa, a nostra avviso, è la ragione costitutiva del governo di unità nazionale che sta facendo la Nuova Ricostruzione. Non siamo sospetti di non avere condannato senza appello ciò che è accaduto sabato scorso a Roma con l’assalto alla Cgil e continuiamo a chiedere di stanare chi soffia sul fuoco, ma riteniamo doveroso sottolineare che vanno banditi vecchi e nuovi gattopardismi perché lo spirito di rinascita del Paese è incompatibile con la politica della propaganda e le speculazione a fini elettorali. Bisogna sporcarsi le mani con la politica del fare e bisogna farlo dove il ritardo è più strutturato perché è qui che si vince o si perde per davvero la partita.

Se si entra in questa mentalità del fare decisiva allora ci si misurerà con i problemi veri che sono la progettazione e la capacità di esecuzione, ma si avrà anche l’onestà di riconoscere che proprio in Calabria c’è chi il modello Draghi della Nuova Ricostruzione lo sta attuando in silenzio facendo le cose. Bisogna dirlo e bisogna riconoscerlo perché così si capisce che si può fare quello che tutti ripetono a cantilena che non si può fare. Questa sfida vale per chi vive in Calabria e per chi da fuori deve fare quello che deve fare e non ha più alibi. Che è l’esatto opposto di ciò che è avvenuto negli ultimi venti anni con un federalismo all’italiana miope e, a tratti, predone.

Allora diciamocelo, che in questa Calabria ultima in Europa c’è una università che ha il primato europeo dell’intelligenza artificiale. Diciamocelo che in questa Università della Calabria dei primati è nato due giorni fa il primo corso di laurea in Medicina e Tecnologie Digitali. Significa solida formazione medica, competenze ingegneristiche, di bioinformatica e di Intelligenza Artificiale. Significa che la Calabria formerà i medici del futuro che dovranno non solo padroneggiare le nuove tecnologie, ma contribuire all’ideazione e allo sviluppo di metodi e strumenti di avanguardia medico-tecnologica.

Questi sono i nuovi lavori del futuro e gli studenti che usciranno da questi corsi avranno, oltre alla laurea in Medicina e Chirurgia, una seconda laurea in Ingegneria Informatica, indirizzo Bio-Informatico che certifica il possesso delle competenze Bio-Ingegneristiche acquisite. Il mio sogno è utilizzare queste nuove competenze per la medicina ospedaliera e del territorio nella regione ultima in Europa, ma la realtà mi dice con fierezza che arriva dal profondo Sud dell’Università della Calabria il modello per la formazione medica nazionale del futuro. Questi sono fatti, non parole. Questo è l’orgoglio del Sud sul quale il Paese intero deve scommettere se vuole salvarsi.

La realtà mi dice che in Calabria Giovanni Minoli, che è la televisione di ieri e di domani insieme, fa industria a lunga serialità e, quindi, fa, non dice di fare, il Piano nazionale di ripresa e di resilienza (Pnrr) creando posti di lavoro di qualità internazionale. Perché il mestiere di datore luci a Catanzaro lo puoi fare anche a Tokyo in quanto acquisisci la competenza di un altro dei nuovi lavori del mondo. La cattiva televisione distrugge la democrazia, è il Titanic Italia del super talk estate inverno che ben conoscono i nostri lettori, e la buona televisione produce l’industria del mondo nuovo. Per quanto vi potrà sembrare incredibile il mondo nuovo parte dalla Calabria e avrà il suo debutto domenica al festival di Roma con la Docu-serie Donne di Calabria. Ne riparleremo ancora molto presto. Quello che ci preme qui sottolineare è che l’intuizione benemerita della compianta presidente, Jole Santelli, di ripetere in Calabria l’esperienza venticinquennale di “Un posto al sole” a Napoli – prima industria per numero di addetti a tempo indeterminato della città voluta e concepita da Minoli – è proprio quello che si deve fare e che ovviamente ci vogliono quelli che lo sanno fare. Questa è cultura. Questa è industria. Questo vuol dire spettacolo. Non è un programmino, ma un modello industriale di fare cultura e occupazione di qualità che andrebbe rifatto in tutte le regioni del Sud. Potrebbe essere il modello di sviluppo moderno del Mezzogiorno. Siamo tutti attaccati a Netflix, Amazon, Sky dove quello che fanno non è nient’altro che la lunga serialità. Abbiamo la cultura, le donne e gli uomini per farlo in casa. Che cosa aspettiamo?

Dove invece questo patrimonio non lo abbiamo, come ci ricorda ogni giorno da par suo Ercole Incalza, e, cioè, nella capacità di progettare e di eseguire opere, che cosa aspettiamo a comprare ora questa competenza invece di lamentarci domani che non ci hanno dato niente? Che cosa aspetta chi ha responsabilità di governo a prendere di petto questa situazione? Che cosa aspettano le intelligenze della Calabria a fare rete?

Se tutto questo non avverrà il sogno rimarrà un sogno, l’Università della Calabria e la nuova industria culturale di Minoli rimarranno delle eccellenze. Noi abbiamo bisogno che le avanguardie diventino sistema e che tutti si sentano soggetti attivi del cambiamento. Questo, per noi, significa vivere e attuare il nuovo modello Draghi riempendo di cose vere la scatola del Pnrr e attuando la Nuova Ricostruzione. Che è quella dove gli ultimi corrono più dei primi.